MORBO DI DUPUYTREN
Questa patologia non è rara e può avere diversi fattori di rischio che la causano. In primo luogo esiste una familiarità in linea maschile, poi alcuni lavori manuali e anche microtraumi ripetuti o processi infiammatori cronici della mano.
Di fatto, i pochi dati certi sono:
- ha una progressione altalenante (a poussé)
- crea una progressiva invalidità sull’uso della mano
- il trattamento è chirurgico
Che cos’è questo morbo?
Si tratta di una progressiva retrazione di un tessuto appena sotto lo strato cutaneo, che si chiama aponeurosi. L’aponeurosi ha consistenza tendinea e si irradia a tutto il palmo della mano e fino alle dita. Questa retrazione provoca un indurimento dei tessuto stesso e una anelasticità di tutta la mano, tanto che poco alla volta determina la retrazione delle dita con conseguente rigidità delle articolazioni metacarpo-falangee e interfalangee.
Quando questa retrazione determina una ipovalidità nell’uso della mano, allora il trattamento chirurgico è obbligatorio e risolutivo! Non vi devo dire che questa è una chirurgia che prevede che l’operatore abbia una certa esperienza, ma aggiungo che esiste la tecnica all’ago che è ancora più complessa e la deve eseguire chi ha molta esperienza nella patologia in questione.
La tecnica chirurgica classica (aponevrectomia) prevede di asportare, con pazienza e meticolosità da parte del chirurgo, tutta l’aponeurosi coinvolta dalla retrazione. In genere è più frequentemente coinvolta l’aponeurosi che si irradia verso il quarto e quinto dito ma tutte le dita possono essere coinvolte.
La tecnica all’ago, invece, trova un suo razionale dal concetto di aponevrotomia ossia nel sezionare trasversalmente l’aponeurosi malata e nel distendere la mano manualmente. Deve essere eseguita da chi ha già eseguito diversi interventi con tecnica classica perché la conoscenza dell’anatomia della mano è indispensabile ma non sufficiente!
Questa tecnica ha l’assoluto vantaggio di non provocare danni ai tessuti poiché non si eseguono incisioni chirurgiche, si procede a lacerare l’aponeurosi con piccoli aghi e poco alla volta, inoltre in anestesia locale e non plessica come la tecnica tradizionale impone. Questo è un indiscutibile vantaggio per chi non può avere una mano fasciata per 2-3 settimane ma va evidenziato che può essere passibile di recidiva e che il risultato può non essere definitivo né sempre risolvibile in unica seduta chirurgica.
In definitiva la tecnica all’ago, pur avendo dei limiti, è agevole e di facile esecuzione per chi ha esperienza chirurgica specifica.